Intervista al Presidente di Federcanapa Italia, organizzazione che promuovere ricerca e informazioni scientificamente corrette sui metodi di coltivazione e lavorazione della pianta e sulle sue potenziali applicazioni.
La canapa, meglio nota come cannabis, ad oltre un anno dall’emanazione della legge n. 242, che ne ha regolamentato la produzione e legalizzato l’utilizzo, consentendo la vendita della cosiddetta cannabis light, è diventata una sorta di star controversa. C’è chi ne invoca la messa al bando per il timore di un aumento della tossicodipendenza tra i giovani e chi, invece, ne decanta le molteplici proprietà benefiche, auspicando un suo maggior impiego.
Dottor Croce, ci aiuta anzitutto a tracciare l’identikit della pianta di canapa?
È una pianta che ha 300-400 principi attivi di cui una buona parte presenta un corredo specifico, i cosiddetti cannabinoidi. Ne sono stati identificati almeno un centinaio, il più noto è il thc vale a dire il principio attivo della cannabis light. Fino ad oggi la canapa è stata identificata con questo principio attivo e quindi bollata come droga. Ma rimanendo sui principi attivi, oltre al thc, ci sono molti altri cannabinoidi della sua stessa famiglia come il cannabidiolo CBD e il cannabigerolo CBG che hanno proprietà terapeutiche e salutistiche. Infatti, in questo momento, il mercato in maggior espansione è proprio legato a tale tipologia di cannabinoidi, non solo il thc, cui mostrano molto interesse aziende canadesi e svizzere.
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