Intervista a Gianpaolo Grassi
Riportiamo l’intervista a Gianpalo Grassi, primo ricercatore dal 2002 del Centro di ricerca sulla canapa di Rovigo e membro del Comitato Scientifico di Federcanapa.
L’articolo é stato realizzato da Mario A. Rosato e pubblicato su Agronotizie il 07/01/2020 | Link »
L’iter parlamentare del ddl 1586, (disegno di legge Finanziaria 2020, testo in pdf) ha sollevato innumerevoli polemiche mediatiche per le cosiddette “sugar tax” e “plastic tax”. Durante il dibattito è passato in sordina l’art. 81 (Imposta di consumo sui prodotti accessori al consumo dei tabacchi da fumo), che definisce una serie di tasse sulle cartine e filtri per sigarette, e le norme per impedirne l’acquisto dall’estero attraverso internet.
Lo scopo è garantire che tali prodotti vengano commercializzati (e le tasse riscosse) attraverso la struttura dei monopoli di Stato. Sono stati proposti alcuni emendamenti all’articolo in questione, come ad esempio l’obbligo di comprare il tabacco con carta di credito o la presentazione del documento di identità per evitare la vendita ai minorenni. Tutti respinti. Non è stata respinta la proposta d’emendamento 81.0.2, presentata dai parlamentari Mollame, Mantero, La Mura, Agostinelli, Puglia, Di Girolamo, la quale avrebbe potuto porre fine alle incertezze legislative sul commercio di infiorescenze di canapa industriale, e nel contempo fare cassa per lo Stato.
Purtroppo la proposta di emendamento è stata bocciata dopo la bagarre in aula fra parlamentari sostenitori e contrari alla coltivazione di Cannabis light.
In questo articolo proponiamo ai nostri lettori un’analisi delle ricadute sul settore canapicolo.
I precedenti
I senatori menzionati prima hanno presentato una proposta di legge, con lo scopo di colmare le lacune nella attuale normativa sulla coltivazione della canapa industriale (ddl n. 1324 Disposizioni per la promozione della coltivazione e della filiera agroindustriale della canapa). La richiesta di approvazione urgente è stata dibattuta al Senato. Il Resoconto stenografico della seduta n. 156 del 16/10/2019 evidenzia la palese disattenzione del presidente del Consiglio, il quale in pratica risponde al sollecito dell’onorevole Mantero dicendo che “la proposta non è finita nel dimenticatoio, ma ci sono altre priorità“. I sostenitori difendono l’importanza di una regolamentazione razionale della produzione e commercio delle infiorescenze di canapa industriale, mentre una maggioranza proibizionista sostiene la tesi “canapa = droga”.
L’opinione dell’esperto
Nell’ingarbugliato mondo della politica, non è facile capire chi abbia ragione né il perché di alcune decisioni. Abbiamo chiesto dunque un parere al dottor Gianpaolo Grassi, primo ricercatore dal 2002 del Centro di ricerca sulla canapa di Rovigo e membro del Comitato scientifico di Federcanapa, il quale ringraziamo per il tempo che ci ha gentilmente concesso per questa intervista.
A gennaio di questo anno (si veda Fiori di canapa e limiti di THC) avevamo fatto il punto della situazione del settore. È cambiato qualcosa nel panorama italiano?
“Purtroppo non molto. Non abbiamo le varietà competitive, non abbiamo la semente, non ci sono regole chiare nel moltiplicare le piante (circolare contro le talee Mipaaf) confusione da parte dei giudici, che talvolta interpretano la legge in modo restrittivo. In pratica è ancora estremamente rischioso per un imprenditore investire in canapa, quando in altri paesi (Canada, Israele, Germania, etc.) risulta ben definito il percorso da seguire e la politica del paese è decisamente rivolta a tutelare la salute e l’economia che interessa l’intera popolazione”.
Per quale motivo era importante l’emendamento respinto in aula? Non basta la legge n. 242/2016 (Disposizioni per la promozione della coltivazione e della filiera agroindustriale della canapa).
“Come segnala l’onorevole Mantero, il settore canapicolo italiano è costituito da 3mila aziende agricole e 10mila lavoratori. La tutela di questi lavoratori è tanto importante quanto quella degli operai dell’Ilva o della Whirlpool. Lasciando così le cose, il giro di affari che riguarda il tabacco resterà nelle mani delle quattro multinazionali che racimolano nel nostro paese circa 4 miliardi, investendone circa 0,15, mentre i giovani che avevano creduto nell’opportunità di impiego della canapa rimarranno delusi e demotivati a causa dei politici anti-canapa, ed in buona parte anche da quelli che tiepidamente si professavano a favore.
Rimarranno così anche i traffici di sostanze stupefacenti e le mafie interessate ringrazieranno (col voto?) i politici più accaniti e contrari alla canapa. Infatti nel 2017, primo anno in cui venne distribuita la Cannabis light, il numero dei sequestri di partite di Cannabis da droga è stato del 11-12% in meno rispetto all’anno prima in cui non c’era (dati forniti dall’Università di York, UK)”.
In che modo l’emendamento dell’art. 81 della legge Finanziaria 2020 avrebbe potuto migliorare le cose?
“In pratica si introduceva una tassa sulle infiorescenze di fiori di canapa industriale, pari a 0,05 euro/grammo per i fiori freschi e 0,10 euro/grammo per quelle essiccate. Il fatto di accomunare le infiorescenze di canapa industriale ai prodotti di tabacco e tassarle, è un modo di legittimare una volta per tutte la produzione e vendita di un prodotto di per sé sicuro, perché contenente meno dello 0,6% di THC e quindi non stupefacente, e anche mettere un freno all’importazione di prodotti di qualità non sempre conforme alla legge. In questo modo sparisce l’interpretazione restrittiva che alcuni tribunali hanno fatto della legge 242/2016 che non menziona esplicitamente le infiorescenze fra i prodotti della canapa industriale ammessi alla commercializzazione e consumo”.
Quali sono le ripercussioni della mancata inclusione dell’emendamento sui fiori di canapa nella legge di Bilancio 2020?
“La conseguenza più penosa è che agricoltori onesti continueranno a rischiare di andare incontro a sequestri dei loro prodotti, al quasi blocco del commercio dei derivati del fiore e delle foglie di canapa, alla chiusura di molte nuove iniziative imprenditoriali, la gran parte avviate dai giovani ora sempre più demotivati, alla perdita di opportunità che altri paesi, anche europei, stanno cogliendo a mani basse. Non si potranno recuperare risorse che lo Stato avrebbe potuto dedicare alla prevenzione mediante informazione nelle scuole contro l’uso delle droghe, alla formazione degli insegnanti, al potenziamento della ricerca in campo agricolo, al recupero dei reclusi per motivi di spaccio di stupefacenti, al potenziamento dei controlli e delle capacità di contrasto vero ai traffici di stupefacenti, alla creazione di nuove opportunità di lavoro ed all’avvio di progetti di recupero dei territori inquinati”.
Pensa che la sentenza della Cassazione del 19/12/2019, che depenalizza la coltivazione domestica di marijuana per uso personale, possa comportare qualche apertura, o è solo l’ennesima contraddizione nel caos della legislazione italiana sulla canapa?
“Quando l’hanno riportato al TG1 qualche sera fa non credevo ai miei occhi. Sembra da schizofrenici: da una parte danno battaglia a chi coltiva canapa industriale, dalla quale si potrebbe estrarre il CBD che manca all’industria farmaceutica, e dall’altra lasciano libera la coltivazione di varietà contenenti THC, senza alcun tipo di controllo. Certamente è lecito condurre un esperimento anche in campo giuridico, ma avrebbero dovuto circoscriverlo ad una città o un paesino, ma non in tutta Italia. Le motivazioni giuridiche, malgrado provengano dal massimo livello istituzionale, lasciano dei buchi non da poco. Dove si va ad acquistare il seme con THC e quali varietà? Prevedo che succederà come a Milano, dove commercianti poco scrupolosi vendono direttamente le piantine importate da Svizzera ed Austria, che producono THC”.
Quali conclusioni possiamo trarre dalla situazione attuale?
“La componente agricola che si occupa di canapa industriale (quella che non droga la gente) si è trovata in mezzo alla solita bagarre politica (dove vede due fronti contrapposti che non riescono a parlarsi). Fino a qualche tempo fa è stata la classe dei malati che ha sofferto questo stato di cose. Nonostante ancora persistano numerosi problemi da risolvere – come la questione che un solo produttore di Cannabis medicinale è autorizzato dal ministero a fornire circa 100 chilogrammi quando il paese ne richiede mille chilogrammi – almeno la strada giusta è stata imboccata.
Non c’è dubbio che togliere al settore agricolo le potenzialità economiche che la canapa industriale potrebbe offrire è come togliere il pane di bocca ad un affamato. Forse i più accaniti denigratori della canapa (centro-destra al completo e parte della maggioranza) non sanno quanti settori industriali potrebbero essere incentivati avendo le quantità sufficienti di canapa a disposizioni. (Nda: Si veda l’elenco di possibili applicazioni industriali in Il dilemma della canapa).
Ma su un punto vorrei porre l’attenzione dei lettori. L’argomento sbandierato e usato per fare barricata contro la canapa è quello di salvaguardare la salute, in particolare dei giovani, minacciata dalla droga che la canapa porterebbe a loro portata di mano. Questi politici sono gli stessi che hanno ideato la lotta alla droga negli ultimi settanta anni. Con quali risultati? Lo dice il resoconto di fine anno 2017 della Comunità di San Patrignano e credo che nessuno dei politici anti-canapa metterebbe in dubbio questo stato di fatto:
‘Il problema della tossicodipendenza negli anni è certamente cambiato, ma non diminuito. Vediamo ragazzi sempre più giovani chiedere aiuto alla comunità, con un boom di richieste per i minorenni. Nel 2017 ne abbiamo accolti trentatré, il doppio dell’anno precedente, e saremmo andati ben oltre se non avessimo dovuto fare i conti con i limiti di capienza dei nostri due centri’.
I più accaniti anti-canapa sicuramente non sanno che il fiore della canapa potrebbe rappresentare il vaccino ideale, perché non imposto per legge, non pagato dallo Stato, ma anzi con entrate fiscali rilevanti per lo stesso, gradito e nazionalizzato, per contrastare almeno tredici problematiche sanitarie il cui costo per il Ssn si aggira attorno a decine di miliardi di euro. Ovviamente non serve elencare i lavori scientifici che dimostrano quanto detto perché scritti in inglese e rifiutati a priori perché non vanno nella unica direzione che gli anti-canapa desiderano percorrere.
E così volente o nolente il mondo della canapa, l’agricoltura ed il nostro ambiente già martoriato, paga un’altra volta la schizofrenia che il mondo della politica dimostra costantemente, assieme all’inconsistenza della stessa maggioranza che non riesce neppure a far approvare un provvedimento che lei stessa ha congeniato e per cui aveva recuperato la maggioranza di adesioni anche al suo interno”.
Bocciata la regolamentazione della Cannabis nella legge Finanziaria 2020
A rischio 10mila posti di lavoro nel mondo agricolo.
A cura di Mario A. Rosato