L’entrata in vigore del decreto sul THC degli alimenti di per sé è una buona notizia, se pur tardiva, perché finalmente mette l’industria alimentare italiana della canapa in condizione di iniziare a operare in chiarezza. Dopo la nota sentenza delle Sezioni Unite della Cassazione nel maggio scorso, abbiamo assistito a un proliferare di sequestri indiscriminati che hanno colpito persino i prodotti alimentari a base di semi, malgrado fossero già stati riconosciuti leciti e regolarmente commercializzati quantomeno dal 2009. Il nuovo decreto è un segnale da parte delle Istituzioni per riportare la discussione sulla canapa industriale nei binari della legalità e dell’onestà intellettuale.
Per quanto riguarda i contenuti del decreto ribadiamo le critiche fatte a suo tempo sulla bozza iniziale, soprattutto per quanto riguarda due aspetti:
- i limiti del TCH troppo restrittivi. Su richiesta del Ministero avevamo già segnalato il caso di parecchi produttori italiani i cui oli tendevano a superare il limite dei 5 ppm, idoneo forse per le coltivazioni in nord Europa, ma non per i nostri climi;
- la definizione dei limiti solo per alcuni alimenti, escludendo ad esempio tè, tisane, bevande alcoliche e non alcoliche, anche se il decreto concede una via alternativa per “altri alimenti” in genere (art.5);
E’ un fatto positivo ad ogni modo che il legislatore abbia previsto un aggiornamento periodico sia dell’elenco degli alimenti che dei limiti previsti sulla base di nuove evidenze.
Sarà inoltre importante conoscere quanto deciderà l’Unione Europea in un prossimo provvedimento.
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Decreto Ministero Salute 04-11-2019