Scelta delle varietà e delle tecniche colturali
In base all’inquadramento normativo descritto, oggi dalla canapa coltivata secondo le regole della legge 242/2016 si possono utilizzare potenzialmente tutte le parti della pianta:
- steli per ottenere fibre e canapulo,
- semi a uso alimentare (o per riproduzione sulla base di un contratto con ditta sementiera autorizzata),
- biomassa per fitodepurazione, sovesci o per usi energetici,
- e anche le radici della canapa, che hanno proprietà antiinfiammatorie e antidolorifiche note sin dall’antichità, in quanto ricche di princìpi attivi (ma prive di THC), tra cui triterpenoidi, monoterpeni, alcaloidi e steroli.
Resta ancora in discussione la liceità di utilizzo delle infiorescenze (fiori, foglie, oli e resine). In parte dipenderà da come la canapa sarà inserita nell’Elenco ufficiale della Piante Officinali e a livello internazionale dalla prossima decisione dell’ONU sugli estratti a base di CBD e con THC sotto lo 0,2%. Tuttavia il fatto che un Decreto ministeriale (vedi paragrafo precedente) abbia menzionato tra le officinali la ‘Cannabis sativa infiorescenze’ rappresenta sicuramente un’arma in più di difesa per chi oggi in Italia coltiva, raccoglie e vende anche infiorescenze di canapa (purché, ricordiamo sempre, a uso estrattivo e a bassa THC).
In base al prodotto principale che si intende ottenere, si possono scegliere diverse tecniche colturali con diversi periodi e densità di semina (vedi paragrafi successivi) e diverse varietà di canapa, purché comprese nel già citato Catalogo europeo delle varietà delle specie di piante agricole. Le varietà ammesse sono quasi esclusivamente varietà da fibra, tuttavia si possono fare queste distinzioni:
- per la produzione di fibra, le più idonee sono a nostro parere le varietà cosiddette “dioiche” tradizionali (ossia con esemplari maschi e femmine), in quanto garantiscono una produzione di biomassa abbondante e sono state selezionate appositamente per produrre fibra di qualità: le varietà dioiche più note sono le italiane Carmagnola, CS (Carmagnola Selezionata), Eletta, Fibranova e le varietà ungheresi Kompolti e Tiborszallasi ;
- per la produzione di seme alimentare sono più indicate le varietà “monoiche”, ossia con organi sessuali maschili e femminili nella stessa pianta (unisex), in quanto il loro sviluppo vegetativo è ridotto, ridotta l’altezza e la maturazione del seme più uniforme (mentre nelle dioiche i maschi maturano prima delle femmine) e quindi la raccolta del seme è assai più agevole, consentendo l’utilizzo di normali trebbiatrici. Le varietà monoiche più diffuse sono le francesi Futura 75, Felina e Fedora e l’ucraina Uso-31;
- per la produzione di infiorescenze sono privilegiate di nuovo le varietà dioiche. Per la coltivazione in serra è interessante anche una varietà del Nord Europa, la Finola, in quanto ha un ciclo di vita molto breve e quindi ripetibile più volte nel corso dell’anno;
Per il mercato dei prodotti della canapa da seme – alimentazione, cosmesi, salutistica – le coltivazioni certificate biologiche hanno decisamente più opportunità e anzi per alcune ditte di cosmesi e salutistica, il prodotto certificato bio è un prerequisito.
Pertanto suggeriamo anche ai coltivatori in convenzionale di valutare seriamente la coltivazione della canapa come occasione di conversione al biologico.
Preparazione del terreno
La canapa è una pianta che predilige terreni freschi e profondi, non teme gelate tardive mentre soffre particolarmente i ristagni idrici. Occorre quindi che le sistemazioni idrauliche siano eseguite correttamente per favorire lo sgrondo delle acque in eccesso. Sono da prediligere terreni franchi o possibilmente non troppo argillosi e/o limosi poiché la plantula nello stadio cotiledonare è poco vigorosa e soffre la crosta superficiale. Il terreno su cui andrà seminata la canapa deve quindi trovarsi in buone condizioni e cioè senza avvallamenti e/o eccessiva zollosità altrimenti si rischia un’emergenza disomogenea che favorisce la proliferazione delle erbe infestanti.
Nel caso di coltivazione biologica, si consiglia quindi:
- Una ripuntatura a circa 30 cm di profondità, possibilmente in autunno, per favorire lo sviluppo delle radici in profondità. Sono sconsigliabili lavorazioni profonde in primavera poiché lascerebbero eccessive zollosità e il terreno con una scarsa dotazione di acqua;
- Affinamento del terreno prima della semina. Per il controllo di infestanti in biologico, è consigliabile un passaggio in presemina con erpice a maglie;
- Si consiglia anche una falsa semina come lotta contro le infestanti.
Apporto di nutrienti
La canapa è una pianta che non richiede forti concimazioni, che anzi possono provocare una elevata vigorosità con conseguente eccessiva produzione di foglie e allettamento della coltura.
La canapa risponde molto bene alle concimazioni organiche e agli attivatori biodinamici. Per una produzione di qualità si possono utilizzare melassa, estratti di alghe, micorrizie per alimentare i microrganismi del suolo e rafforzare le difese della pianta, oppure si possono impiegare concimi organici come letame, pollina o anche compost vegetale o digestato fino a un massimo di 30 ton/ha, possibilmente in due fasi. La concimazione infatti è consigliabile farla parte in presemina (50%) e parte in post emergenza (50%).
L’interramento di colture da sovescio (crucifere o leguminose) è un’ulteriore pratica utile e consigliabile non solo per l’effetto concimante, ma per la conservazione della sostanza organica nel terreno e per il suo effetto protettivo verso infestazioni dannose (funghi patogeni e nematodi).
Da tener presente che la mancanza di sufficiente sostanza organica è una delle cause principali di produzione di seme vuoto.
Semina
La semina della canapa può essere fatta con una normale seminatrice da grano (o anche da mais a seconda dell’interfila che si sceglie), ponendo il seme a una profondità massima di 2-3 cm. Se il terreno fosse troppo secco, dopo la semina è opportuna una leggera rollatura in modo da favorire la conservazione di acqua nel suolo.
Periodo e densità di semina ottimale variano, come anticipato, in base al prodotto principale che si intende ottenere e anche in base alla scelta della varietà, dato che alcune varietà sono più precoci o tardive della media. Ovviamente la semina può essere anticipata o anche posticipata in base all’andamento stagionale e alla quantità di acqua nel terreno, ma in generale:
- se l’obiettivo primario è produrre fibra, la canapa tradizionalmente si semina verso la seconda metà di marzo. Si raccomanda una densità di semina elevata, 50 kg/ha, con interfila a 15 cm. La densità elevata garantisce una rapida copertura del terreno contro le infestanti e migliore qualità di fibra, grazie allo sviluppo di steli sottili;
- per la produzione di seme, il periodo consigliato alle latitudini del Centro Italia è da inizio aprile a metà maggio. Semine troppo precoci (metà-fine marzo) possono causare prefioriture con conseguente scalarità di maturazione del seme che può portare a perdite elevate in fase di trebbiatura. Inoltre dopo prefioritura le piante possono tornare a vegetare. La densità di semina può essere anche ridotta a 25 kg/ha e meno, senza pregiudicare la resa in seme, ma in questo caso con interfila da mais (70 cm) in modo da consentire il diserbo meccanico tra le file. Tuttavia molti preferiscono una densità di semina maggiore (almeno 40 kg/ha) per una migliore copertura del terreno e per ottenere una buona produzione anche di fibra;
- se l’obiettivo primario sono le cime fiorite, si aprono diverse possibilità:
- con varietà stabili a basso contenuto di CBD (1-2% es. Futura 75) si opera come per il seme: semina in campo a elevata densità (35-40 kg) tra aprile e maggio. In questo caso il basso contenuto di CBD delle singole piante è compensato dalla più ampia produzione di biomassa per ettaro, dai costi colturali molto più bassi e dalla possibilità di un doppio se non addirittura triplo raccolto (fiore+steli oppure, se la raccolta è tardiva, fiore+steli+semi);
- con varietà a buon contenuto di CBD (4-5% es. Eletta Campana, Carmagnola, Tiborszallasi) semina o trapianto in campo tra maggio e giugno con densità molto bassa e interfila ampia da 1,5 a 3 metri. In questo caso è fondamentale una pacciamatura con teli biodegradabili tipo il Mater-bi o (possibilmente bicolori: nero sotto e bianco sopra per evitare un eccessivo riscaldamento del telo in estate) ed è necessario predisporre sotto i teli anche un sistema di irrigazione con ali gocciolanti. I costi di produzione in tal modo lievitano decisamente (anche fino a 10.000 euro/ha), ma sono compensati dall’abbondante produzione di cime fiorite di qualità, con piante che crescono a cespuglio e con una resa finale in infiorescenze essiccate mediamente di 2-5 q/ha, ma che può arrivare anche a 8-10q/ha. Fino ad oggi, purché si sappia coltivare secondo le GACP (Good Agricultural and Collection Practice), i costi di produzione sono ampiamente compensati dai prezzi di mercato delle infiorescenze ad alto CBD;
- la terza possibilità è la coltura protetta – in serra o indoor – per la produzione di infiorescenze di elevata qualità, magari in idroponica o in aeroponica. Ma le tecniche di produzione in serra o indoor esulano dalla trattazione di questo manuale.
Le scelte quindi sono molteplici, ma l’obiettivo più sostenibile per un coltivatore a nostro parere è scegliere modalità di semina e pratiche colturali che consentano di ottenere almeno un doppio raccolto: fiore e steli, semi e steli oppure fiore + semi + steli.
Va ancora tenuto presente che, a meno di scegliere la produzione di infiorescenze di qualità (il caso c2), una semina tardiva può provocare diversi problemi:
- primo fra tutti la necessità di irrigazioni di soccorso poiché le elevate temperature del periodo potrebbero causare il rapido essiccamento dei primi centimetri di suolo con conseguente disomogeneità d’emergenza;
- un eccesso di sviluppo delle infestanti in seguito ai ripetuti interventi irrigui, poiché lo sviluppo della canapa nei primi stadi vegetativi è lento: impiega circa 15 giorni dopo l’emergenza a coprire l’interfila e verrebbe quindi sopraffatta dalle infestanti.
- una semina tardiva inoltre potrebbe ostacolare un buon sviluppo dell’apparato radicale e la coltura si troverebbe in condizioni di stress idrico in due stadi fenologici fondamentali, ossia al momento dello sviluppo dell’apparato fogliare (fondamentale per intercettare luce e quindi produrre energia per riempire il seme) e al momento del riempimento del seme.
Controllo delle infestanti
Le capacità rinettanti della canapa, ossia di competizione con le infestanti, sono note praticamente da sempre. Il suo rapido sviluppo le consente di entrare rapidamente in competizione sia di luce che di acqua con le infestanti che generalmente vengono sopraffatte. Ma come già segnalato, è di fondamentale importanza la preparazione di un buon letto di semina privo di infestanti che consenta una rapida ed omogenea germinazione.
Per continuare ed approfondire scarica il:
MANUALE DI COLTIVAZIONE E PRIMA TRASFORMAZIONE DELLA CANAPA
Secondo il metodo biologico e biodinamico
Manuale di coltivazione a cura di Beppe Croce e realizzato all’interno del progetto “VALBIOAGRI“, totalmente finanziato nell’ambito della sottomisura 1.2 “Sostegno ad Attività dimostrative e azioni Informative” del PSR 2014-2020 della Regione Toscana
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